Alle porte della Val d'Aosta


Dopo una  settimana di voli in montagna essere nuovamente in pianura è quasi bello, forse meno affascinante ma certamente più rilassante, penso io… quanto mi sbagliavo.

 

Sabato 24 Agosto 2004, Novi non poteva darci miglior benvenuto, un cielo terso incredibile, l’aria fresca al punto che in nottata, sul camper che mi ha accompagnato tutta l’estate ho dovuto chiudere i finestrini e tirarmi sulle spalle il sacco a pelo, una visibilità eccezionale che fin dalle prime ore ci consente di allungare lo sguardo lungo tutto l’arco alpino.

 

Alle 9,00 siamo veramente quattro gatti; molti sono ancora in vacanza o in viaggio, rientrando dalla missione estiva all’Aquila, qualcuno è ancora a Fayance insieme ai colleghi di Torino e Voghera, in serata sapremo che il vento forte da ovest ha fatto onda sul campo francese e li ha sparati a oltre 5000m… incredibile !

 

Finalmente arriva Luca, il Buffa e poi Livio, Franco e Melchiorre… insomma ci siamo, una buona squadra per sondare questa pianura che ci invita a spingerci a nord anziché a est come sempre.

Alle 11,00 è deciso, una strada di cumoli alti e ben formati ci convincono… proveremo ad attraversare tutta la pianura verso la Val d’Aosta.

 

La meta, sembra quasi una spacconata, ma dopo aver sondato le prime termiche sul campo che ci fiondano senza fatica a oltre quota 2000  sulle solite colline si parte a gruppi verso nord, prima tappa Alessandria dove ci raggruppiamo. Il cielo in prospettiva è ancora buono, le basi piatte anche se molto meno alti e potenti, forse ci porteranno quasi alle porte della valle… il gruppo si spacca:

Livio e il Buffa, più veloci e sicuri con un forte vantaggio di quota, si avviano; io e Luca siamo in ritardo più lenti nella salita e quasi mai raggiungiamo le filappere, quota massima prima di sportarci verso il punto successivo.

Luca ha una fretta bestiale è insiste deciso “andiamo, andiamo, che li perdiamo !”… e andiamo, penso io ma peccato non fare scorta di quota in un volo così nuovo per noi, o almeno per me che non ho mai superato il confine del Po.

 

Arriviamo a Trino, ben visibile con le sue torri bianche e davanti a noi il Po’ riceve le acque della Dora Baltea, confine immaginario tra il conosciuto e l’ignoto, tra la tranquillità delle aviosuperfici ben note e dei campi di grano ormai fresati e le risaie del vercellese. Abbiamo la quota, il vento è sempre più teso da Nord (ci farà comodo al rientro pensiamo) e il gruppo decide di proseguire, io e Luca sempre un pò più bassi, inseguiamo i due scout lanciatissimi.

 

Al traverso di Vercelli lasciamo l’ultimo cumulo e anche questa volta non ci fermiamo per fare tutta la quota utile, si rivelerà il primo grande errore della giornata, e ci lanciamo anche noi verso l’imbocco della valle.

Dalle comunicazioni tra Livio e Luca capisco che la zona è nuova solo per me, infatti i due amici hanno un passato di volo libero, e hanno già fatto esperienza sulle colline di Andrate e della Cavallaria, hanno sperimentato la meteo, conoscono i punti di salita.. almeno per il parapendio… sarà utile anche in aliante ?

 

Arriviamo alle pendici della Cavallaria spianati! Livio e il Bufa, stanno facendo fatica a trovare la salita anche se ci sovrastano di oltre 300 m e in queste condizioni sono veramente tanti ! il vento rinforza e le discussioni sulla provenienza si fanno confuse… “mi sembra che venga da nord ovest”, no! ha una componente da est”… insomma da dove cavolo arriva questo vento che il fedele computer mi dichiara a oltre 35 km/h, certamente da nord, dalla Val d’Aosta , ma non riesco a capire se da sfruttare appoggiandoci ai pendii ovest o a est sopra le antenne di Andrate.

 

Mi pesa non conoscere bene il vento e ancor di più non aver studiato preventivamente questo volo con gli amici più esperti, fissando nella mente e sulla carta le possibili situazioni e pianificando prima le probabili scelte tattiche a seconda delle meteo che avremmo potuto trovare.

Ora non c’è più tempo tutto si muove ad una velocità incredibile e devo fidarmi dei colleghi, della radio, delle mie sensazioni.

Nel frattempo riusciamo a identificare sul terreno l’aviosuperfice di Montalto d’Ora,  un bel capo visibile, con una piccola pista in asfalto, segnato da due laghetti a sud… una bella serenità.

 

Appoggiamo il costone ovest, lo percorriamo tutto… non vedo Livio, ma sono sicuro che è più alto di me, inseguo sempre Luca che vola deciso e sembra conoscere bene il posto, in fondo alla Cavallaria sento un buon valore ma l’urlo del variometro dura pochi secondi… nemmeno il tempo di provare a virare.

 

Luca attraversa la valle per portarsi su Andrate… vedo le antenne davanti a me e lo seguo, sbagliato ! il positivo di poco prima si trasforma in una discendenza furiosa, mi accorgo che sono in mezzo alla valle e il vento intubato mi fa perdere quota senza pietà.

 

Ho perso il contatto anche con Luca, provo a seguire la collina che da Andrate scorre verso sud-est ma è ancora in discendenza, forse in sottovento. Mi giro verso la valle per riconquistare il costone ovest ma la discendenza e il vento forte mi fanno scarrocciare tanto che dubito fortemente di riuscire a raggiungere il Campo di Montalto.

 

E’ questione di secondi, il tempo di chiamare per radio qualcuno sulla 130.00 mhz (mi risponderà un pilota del posto) e sono in corto finale senza nemmeno accennare ad una procedura standard… la pista in asfalto sembra veramente corta e solo poco prima di toccare capisco sorridendo che è una pista per aeromodelli ! … la pista vera continua, lunghissima subito dopo.

 

Sono a terra con una perfetta flare, facilitata dal vento frontale che mi ferma in pochi metri.

Lo stato d’animo è controverso: soddisfatto per l’atterraggio improvvisato e ben riuscito, ma fortemente incazzato per il disagio di questo fuoricampo, fuori dal mondo e per essere stato l'unico a non farcela... da solo!

 

Ma la fortuna è dalla mia e dopo poco appare un Blanick argentato che mi ricorda il nostro I-NOVL e con lui un bel traino, pilotato da Eliano Pavani, patron del giovane Club di Montalto e scoprirò solo dopo, Istruttore e amico del nostro Vittorio Borgo… insomma un altro mito del Volo a vela.

 

Grazie a lui il rientro è assicurato (un bel traino... lungo!) e durante la lunga planata verso casa, posso fermarmi a pensare agli errori della giornata:

 

1)      sbagliato seguire troppo le scelte degli altri (anche se di un Amico), meglio ragionare con la propria testa e se occorre, sbagliare da soli.

2)      In un volo fuori programma, non rinunciare mai a mettere in “saccoccia” tutta la quota possibile prima di lasciare l’ultimo cumulo visibile… gli altri scappano… pazienza!

3)      Un volo nuovo richiede un minimo di preparazione, studio della cartina, possibili scenari, campi atterrabili lungo il percorso, situazioni e valutazioni sul vento.

4) e forse il più importante... un pò di fortuna è indispensabile !

 

E’ stata un volo notevole, ho visto la Val d’Aosta da vicino e ho già voglia di tornarci, errori compresi, un altro “mattoncino” nel muro della mia esperienza.

  

ancora grazie a Eliano per la pazienza e l'aiuto prestato.

 

FS

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