dalle stelle alle stalle


(...di una cascina fuori Ceva)

Novi 21 Giugno 2009,  

Siamo decollati di corsa, con l’entusiasmo tipico delle giornate speciali. 

Le previsioni, confermate da tutti i modelli matematici e dall’analisi della massa d’aria, ci avevano confermato l’eccezionalità del momento, forse anche troppo, viste le quote previste a livello da ossigeno. 

Sono in corsa, anzi in rincorsa, all’inseguimento della coppia di testa formata da Vittorio sul Duo e da Alberto sul fedelele ASW27. 

Come sempre la rincorsa produce nervosismo e le termiche sembrano non venire mai bene, troppo lenta la salita sotto questi cumuli, belli a vedersi da lontano, ma un pò sbrindellati quando si arriva sotto.

L’aria è frizzante, la sento filtrare dal finestrino insieme al sibilo del vento che mi aiuta come sempre a valutare la velocità in spirale; approfitto per fare tesoro dei consigli registrati il giorno prima, nel volo in biposto con Vittorio e cerco di perfezionare la tecnica di salita.

Ora sono in rotta, sotto una strada tapezzata di bei cumuli in direzione di Acqui. Mi tengo sul lato nord, contando sul sopravento che sembra apprezzabile e così facendo mi sposto velocemente ma ogni volta che chiamo per radio sento i due amici sempre più distanti e sempre più vicini alle montagne di Limone e al confine francese. 

Le quote non sono eccezionali, al contrario delle previsioni, si fa fatica a raggiungere i 1500, ma ad ogni cumulo è garantita una salita di media intensità a +1,5m/s e ciò mi basta per allontanarmi dal cono di Novi senza troppe preoccupazioni. 

Mi raggiunge Dino con il suo Lak e subito il DSX lo traccia emettendo una sfilza di suoni di allarme, a cui si aggiunge ora anche la voce sintetizzata del palmare. Sono contento di non essere da solo, in queste Langhe faccio sempre un po di fatica a orientarmi e un aiuto per trovare la salita può far comodo. 

Dopo Acqui le cose migliorano, la base sale a 1800 e poi a 2000, come pure il terreno, cosparso di colline e valli sempre più fitte e verdi. Arriviamo a Cairo Montenotte e sotto di noi appare un gran bel campo rotondo, orientato in più direzioni, una vera manna in caso di atterraggio forzato. 

Commentiamo l’informazione per radio ed entrambi ci ripromettiamo di marcarci le coordinate per il futuro, nel frattempo sposto il waypoit sul computer da Novi ad Acqui Terme… meglio tenere sempre un campo atterrabile sotto controllo. 

Si va avanti e davanti a noi si intravedono le montagne innevate su cui Vittorio e Alberto stanno già facendo pilone, girando il Colle della Maddalena, proprio sul confine con la Francia.

Nella foga della rincorsa, trovo un valore debole e lo scarto, sicuro di rifarmi al cumulo successivo che però dista qualche chilometro. Arrivato sopra la Valle di Garessio, mi fermo sotto un baffetto sfilacciato e per la prima volta mi accorgo che faccio fatica a costruire una salita decente. 

Torno indietro ma, dove non sono salito prima, non salgo neanche adesso, mentre Dino forte del suo 18 metri, ha almeno 200 metri di vantaggio sopra di me e si muove con più serenità. 

Inizia così una fase negativa del volo, bastano pochi minuti, qualche discendenza di troppo, alcune spirali di prova non fortunate e in men che non si dica mi ritrovo a 1300 metri con le colline sotto di me a nemmeno 300m. 

La prospettiva cambia, l’orizzonte si stringe e intorno a me sono solo boschi, fitti di alberi e valli inaccessibili… non un campo di grano a pagarlo oro. 

La planata su Acqui è andata farsi benedire, complice un vento strano che si intuba nelle valli e cambia da est a ovest con facilità; tanto, anche se avessi la quota per il computer, non l’avrei per i miei occhi, che non riescono a superare l’altezza delle colline intorno a me. 

A questo punto scatta il dilemma: verso est vedo un bel cumulo sopra la cresca di una collina e stimo una planata che mi porterà a poche decine di metri dalle piante; a nord ovest, intravedo una valle e un fiume, fa una leggera curva in direzione ovest e si allarga verso la pianura… in lontananza, mi sembra di vedere dei campi coltivati.

E’ una frazione di secondo… decido per la valle e rinuncio forse definitivamente al rientro in volo, addio cumulo a est, ma come faccio a sapere cosa c’è dietro alla collina?… e se poi non passo ? e chi mi dice che questa volta il cumulo sarà sincero? Basta indugiare, mi avvicino con un volo strisciante lungo i crinali, sperando di trovare una improbabile ascendenza,… forse c’è !!! no… è una finta.

Proseguo, mi avvicino al fondo valle e vedo finalmente dei campi in salita, sono appena stati mietuti e ci sono le rotoballe sul terreno ! che sfiga, come se non bastasse ci sono linee elettriche in testata, ma forse posso starci ugualmente, certo non è il massimo ! 

Mi parcheggio in uno zerino proprio sopra al campo con le rotoballe, un giro, due, non perdo quota ma azzero la salivazione ! cosa darei per un valore positivo, tanto da riuscire a mettere il naso sopra questo costoncino e vedere un po' più di orizzonte. 

Intanto mi guardo intorno, alla ricerca di un’alternativa migliore e  finalmente scorgo più a ovest dopo un paesino, alcuni campi verde chiaro. Non è il colore che preferisco, sintomo di colture già mature, forse granoturco… però non mi sembra di ricordare campi con grano o granoturco alti, forse è ancora presto… speriamo. 

In ogni caso decido che è meglio falciare qualche pianta che centrare una balla di fieno o tirar giù un cavo del telefono, quindi via verso il campo verde. 

Sono proprio basso, trovo un altro zero sui tetti di questo paesino che poi scoprirò trattarsi di Ceva, e mi bastano i pochi secondi per localizzare finalmente una striscia marrone in mezzo ai campi verdi !!!

è fatta! ecco il mio campo, è perfetto, attacco a zero e nessun traliccio in testata. 

Finalmente posso concentrarmi sull’atterraggio: Il vento è frontale, da ovest… bene mi aiuterà, un ultimo 180° sulla prenotazione virtuale, carrello fuori, sottovento… prova diruttori e occhio alla velocità, il campo mi sembra lungo, ma non vorrei scoprire tardi di aver preso una cantonata, mi lascio scorrere il campo fino a intravederlo con la coda dell’occhio, voglio un finale da manuale, lungo quanto basta per sistemare la velocità, 90/95km/h… così è perfetta, il vento non è forte e me ne frego di compensare la velocità, vengo giù bene, il punto di mira è sul fosso al margine del campo… sono un po corto, chiudo leggermente i diruttori… ancora pochi metri, ci siamo… rotazione… touch down!  

Una decelerazione bestiale quasi mi strappa le cinghie (troppo lasche) e in pochi metri mi fermo. 

Mi rendo conto che andato tutto bene e, al nervoso per aver perso il rientro, si sostituisce la soddisfazione per l’ottimo atterraggio. L’ho messo giù in meno di 100 metri e il campo è seminato da poco, morbido e pulito da sassi, meglio non poteva andarmi.

Non saprò mai se sulla collina, sarei riuscito a salire e guadagnarmi il meritato rientro in volo, ma sono certo di aver fatto la scelta giusta, tra azzardo e sicurezza non ho dubbi: Il mio Discus è salvo e con lui avrò altre occasioni e altre valli da esplorare.     

Francesco (FS)     

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Ringraziamenti: 

Il grazie più grande va a Livio, che senza alcun indugio è saltato in macchina per venirmi a prendere. Un recupero di quasi sei ore di viaggio, tra andata, ritorno e pizza con festicciola scolastica lungo la strada. 

Te ne devo “una” Livio… una bella grande, grazie di cuore !      

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