Racconti
Vento,
Ma come ho fatto ha cacciarmi in questo casino!
Sono veramente basso e non sono nemmeno certo di raggiungere la pianura.
Si... la pianura!
è un bel programma ma davanti a me c'è un nero che sembra notte e a guardar bene forse sta anche diluviando...si, è proprio un bel casino e ora devo trovare un modo per venirne fuori.
Che cazzo di sete che ho!
Ma dove ho messo quella maledetta borraccia?
Eccola, proprio dietro la mia schiena... Un sorso, un altro sorsetto... Si, va molto meglio.
Mi viene da sorridere, ripensando alla mattinata e ai preparativi.
Nemmeno me lo fossi immaginato, già ieri, guardando le carte era chiaro che sarebbe stata una giornata dominata dal vento, almeno 20 nodi da NE... Forse anche di più.
Oggi, appena arrivato al campo, mi sono proiettato in officina dove ho trovato Vito, seduto davanti al PC che preparava i quaderni tecnici per i mezzi del club.
- ciao Vito, hai visto anche tu le carte? oggi vento forte vero? dobbiamo assicurarci che gli istruttori abbiamo una radio per aiutare i soci ad atterrare...
- assolutamente!
Risponde Vittorio, staccando lo sguardo dalla scrivania ingombra di fogli.
- e anzi, al briefing sarà bene spendere un po' di tempo per ricordare a tutti la procedura di atterraggio con il vento forte.
Detto fatto, alle 11, raggruppati tutti i soci, iniziavo la "lezioncina" di meteo con un continuo richiamo al vento e alle implicazioni:
- meglio prevedere un volo a est, eviterei il Sud e l'ovest per non trovarmi incastrato con il vento contrario al rientro.
Interviene Borgo che conferma la mia raccomadazione:
- Attenti poi all"atterraggio, sempre meglio avere un po' di velocità in più.
Più velocità, piu energia, uguale... pilota salvato!
Alla fine Squarcia aggiunge un bel carico:
- se oggi stiamo insistendo cosi tanto sulla sicurezza vuol dire che un motivo c'è !!! State in campana!
... E puntuale come un cronometro giapponese, il vento è arrivato!
Alle 12, avevamo già 10 nodi leggermente al traverso, ma nessun problema per decollare; poi, come da piano, tutti verso est, seguendo una strada di cumuli, ben disegnata.
Mentre faccio la quota della prima salita, ripenso a briefing e a come avevamo catturato l'attenzione dei Soci.
Si, avevamo fatto la cosa giusta.
Li avevamo un pò strapazzati ma forse avevamo evitato che decollassero inconsapevoli dei rischi, in una giornata interessante ma sicuramente non standard.
Il mio aliante saliva, sorretto da un buon valore rotondo e io ero veramente soddisfatto. Un buon briefing... Quello che si ci aspetta da noi!
Fatta la quota lasciamo per una prima planata.
In questo trenino, siamo in tre, io l'amico Stefano e Roberto.
Tre alianti molto diverso fra loro, il mio probabilmente il meno performante ma meno male che questa volta mi sono violentato è ho caricato un po d'acqua.
Non lo faccio mai, ma con questo vento sarebbe stato un errore non farlo, fosse solo per star dietro ai 18 metri di Roberto e all'Asw27 di Steeve.
Il variometro è sincero ma mi piace quando sento la spinta verso l'alto con il sedere, un secondo prima dello strumento.
Ogni termica ci concede tra il metro e mezzo e i due metri al secondo, a volte anche qualcosa di più e il dischetto stringe bene le spirali, senza accusare il maggior carico.
Sono soddisfatto; per qualche strano motivo, in passato, ho sofferto il carico d'acqua, una strana sensazione di instabilità alle basse velocità che oggi non provo... Molto meglio così.
Ci spostiamo da Varzi verso il Penice e da lì parte un fronte bel segnato, piatto, largo e nero come la notte.
Lo percorriamo di corsa e non resisto a commentare per radio il mio godimento:
- incredibile figata ! Sono attaccato alla base e spingo a 200k/h per non entrare dentro!
Il solfar fischia a mille, facendo un casino assordante che amplifica la tensione del momento e le scariche di adrenalina.
Mentre tengo l'occhio fisso sull'anemometro e sul vario, mi infilo velocissimo nelle barbuglie e la visibilità inizia a diminuire.
Il neurone, cosi mia moglie ha battezzato la mia capacità intellettiva, sta valutano le opzioni: se continua così, ho supero la VNE o vado dentro !
Come al solito non ricordo se ci sono limiti di velocità all'estrazione dei diruttori.
Per fortuna non serve.
Eccoci alla fine della corsa, aumenta la luce, sono fuori! Una bella richiamata a tutta birra e... Oplà! Mi ritrovo dopo Bardi, veloce e bello alto.
Un secondo per rilassarmi e cercare i compagni...
- dove sei Steeve? chiedo per radio, certo di essere a poca distanza dall'amico.
Mi sbagliavo...
- sono a nord di Rubiano, in direzione di Parma. Mi risponde.
Sono un po' deluso, mi aspettavo di unirmi al gruppo per sfruttare meglio la capacità dei tre alianti di centrare la salita e invece ci separano almeno 10km...
Non è un volo, è un inseguimento!
- io sto arrivando ora a Rubiano, tu Cesco dove sei, interrogativo? si intromette Roberto.
- sono in vista dell'incrocio dei due fiumi, stimo di essere da te in pochi minuti.
Così, cerco di raggiungere il DG800 di Roby, che sembra un target più probabile rispetto a Steeve, troppo in là.
Per la prima volta mi accorgo del vento.
Raggiunto Roby, tentiamo un avvicinamento a Parma, dove ci aspetta Steeve, ma il vento forte e contrario rende il percorso molto inefficiente, ogni tanto guardo giù e Rubiano non sembra allontanarsi mai.
Perdiamo quota per fare ben pochi km e anche Stefano per radio ammette un po' di insofferenza ad aspettarci, non riuscendo a mantenere la salita, facilmente come prima.
Le condizioni meteo stanno cambiando.
- che dite se ce ne freghiamo di girare Parma e iniziamo a pensare al rientro?
detto da Steeve, che è il più alto di tutti, il più veloce e quello che fino ad ora ha volato meglio, la domanda appare ad entrambi come un non troppo velato consiglio.
- direi che si può fare ! rispondo e forse non aspettavo altro,
vista la fatica che sto facendo per trovare una salita, proprio sulla verticale del campo dei Parmensi... cavolo... Non ci vorrei atterrare!!!
Detto fatto, un bel 180 e il trenino riparte alla ricerca della rotta energetica più valida per ripercorrere i 90 km che ci separano da casa.
Ci accorgiamo subito che la situazione è cambiata, o forse dovrei dire... degenerata.
Davanti a noi lo stradone sotto il nero, percorso in velocità all'andata, non sembra facile da ritrovare ed i cumuli a nord hanno ora un aspetto congesto, con evidenti segni di temporali in atto qua e là nella pianura piacentina.
Il fronte dell'andata è stato spinto più a sud dal vento e presenta due alternative: il lato sud del fronte al sole, molto dentro le montagne o una rotta sopravento, più vicina all'aria temporalesca ma non cosi tanto e "segnata" da barbuglie che fanno ben sperare.
- da dove vogliamo passare ?
domando io per radio e la risposta di Stefano e Roberto conferma la mia prima valutazione... Puntiamo sul lato Nord sopravento, in pedemontana, sembra a tutti la scelta migliore e più sicura.
La planata non è esaltante.
All'inizio manteniamo la quota, ma le barbuglie non funzionano.
Andiamo avanti ottimisti, convinti di trovare prima o poi un valore decente...
- il primo che trova la salita chiama gli altri e facciamo un po' di quota, comincio a essere bassotto.
Annuncio io per radio, come servisse chiederlo!
Steeve mi conferma:
- ne sarei felice, ma fin ora non ho sentito nulla.
L'aria davanti e alla nostra destra è sempre più scarsa, troppa ombra in terra e qualche goccia inizia a sporcare il profilo delle ali.
Il suono del solfar, costantemente cupo, inizia a darmi sui nervi.
- ragazzi, ma siete passati così a Nord? sentiamo una chiamata radio da Vittorio, che di ritorno anche lui da est, a bordo del possente nimbus4, ci ha quasi raggiunti.
- io ho preferito tenermi sul versante sud del fronte, al sole e qui si vola bene con 2000 di quota, non so se avete fatto bene a passare da lì!
Dette da lui, queste parole suonano come un'amara sentenza...
Per radio nessuno ha il coraggio di replicare ma tutti e tre cominciamo a temere di aver giocato male le nostre carte e cambiar rotta ora è veramente impossibile.
Ci siamo fatti influenzare dalla vicinanza della pianura e dal vento (ragionamento tutto sommato corretto) ma abbiamo sottovalutato il veloce evolvere della situazione e i temporali, troppo vicini per non influenzare la rotta.
- cazzo! Dobbiamo trovare per forza una salita, appoggiamoci a quel pendio sotto il cumulo e cerchiamo di tirarci su!
Siamo quasi in Val Trebbia, rapidamente abbiamo perso quota e le ali bagnate sembrano di piombo, ci sparpagliamo per aumentare le probabilità di trovare un aggancio che ci tiri fuori dai casini.
Il fronte ha coperto tutto e in terra c'è ombra da chissà quanto tempo, salire non sarà facile.
Vedo Steeve ben più alto di me, sta girando...
Provo ad andandarci sotto.
Il vario mi lancia un urlo positivo, poi uno negativo e poi ancora un segno più... Un gran casino! Stringo la spirale sotto l'aliante di Steeve ma non se parla di ottenere una media decente.
Provo a spostarmi, mi appoggio al costone in un punto dove si forma una spalletta che dovrebbe lavorare bene con il vento....
Sbamm!!!
Una botta forte sotto al sedere, promette bene... un quarto di giro con un +3m/s... Poi tutto negativo, maledizione non funziona!!!
- cosa dite, scarichiamo l'acqua ? Ora ci serve salire, non correre.
In un attimo i tre alianti aprono le valvole e la capottina del mio Discus si bagna, incrociando le scie dei tre amici, ovviamente piu alti di me.
Sento che mi sta salendo l'ansia...
Sto perdendo un po' di fiducia e mi sembra di rivivere l'esperienza di due anni prima, quando insieme a Luca, ci eravamo trovati in una situazione analoga.
Quel giorno, Luca aveva “parcheggiato” il Duodiscus in un bel campo di grano... In salita, nei pressi di Langhirano.
Ma oggi... Sono solo e devo restare calmo.
D’altronde, chi dice che il volo a vela sia uno sport di aggregazione si riferisce alla condizione normale.
Una cosa è sicura, quando sei nella merda, sei da solo; e da solo ne devi uscire... Possibilmente bene!
Spengo la radio.
Le voci degli amici mi distraggono, anche questo maledetto vario, che non mi vuole aiutare, finisce solo per aumentare la quantità di rumore a bordo... Vorrei sentire solo le mie ali, il vento e una bella spinta verso l'alto.
Ma di salire non se parla.
La quota inizia a essere veramente scarsa.
Devo decidere qualcosa ora.
Non sono sicuro di fare la scelta giusta ma, visto che tutti i precedenti tentativi di recuperare quota, attaccato ai costoni, sono miseramente falliti, proverò a guadagnarmi la pianura.
Sono entrato in modalità "sicurezza", quando il volo è ufficialmente finito e l'unica preoccupazione diventa non farsi male e possibilmente salvare l'aliante; rigidamente in quest'ordine.
Come un forsennato smanetto con il palmare e scopro di essere a 30km da Gragnano.
Lo strumento mi indica +200m sulla planata del campo.
Non ci credo nemmeno per un secondo!
Con quasi 30 km/h di vento contro, sono certo che duecento metri non mi basteranno mai.
Mi sposto sulla mia sinistra e mi attacco alla collina che lentamente, molto lentamente degrada verso nord.
Faccio la scelta giusta.
La collina "porta". Percorro i successivi chilometri senza peggiorare la mia situazione e anche se davanti a me incombe un evidente temporale, mi sto avvicinando all'ultimo rilievo prima della pianura.
Se mi misurassero il battito ora, credo che lo troverebbero decisamente accelerato e poi ho una sete micidiale, mi berrei il mare nel tentativo di reidratare il palato.
Una sorsata dalla borraccia e, proprio quando non ci speravo più, il vario s'impenna!
Sono sdraiato sulle piante dell'ultima collina, provo timidamente a inclinare a destra... 15 gradi... tiene... 30 gradi, la provo a stringere... tiene ancora, un giro positivo, debole ma positivo, poi un'altro...
Forse mi salvo!
Non oso cantar vittoria, troppo presto, troppe volte sono stato fregato da finte salite che alla fine mi hanno solo illuso.
Resto teso e concentrato.
Tutti i sensi sono in allerta, come a voler aiutare gli strumenti alla ricerca della salita perfetta.
Lo sforzo è massimo, devo volare pulito, non devo rovinare questo regalo inaspettato.
La spinta si fa più forte, come se una grossa mano mi stesse tirando via da un destino incerto.
Il valore è diventato costante, l'ascendenza sempre più forte.
Mi accorgo di avere ora un buon margine su Gragnano, forse posso sperare anche ti guadagnare Voghera.
Sta piovendo forte ora e il fedele dischetto sta salendo +4m/s e sembra non curarsi della turbolenza e delle ali bagnate.
Mi ritrovo a ridere come un bambino, tirato per mano verso la salvezza.
Sotto il temporale, tra una scarica elettrostatica e un tuono, inizio una lentissima planata verso Novi.
La grande mano mi ha lasciato in base a 2000 di quota e ora, con il vento nella schiena, posso finalmente rilassarmi.
Vedo un po' di luce in lontananza, so che segna la fine del temporale, il computer mi assicura una planata con 700m di margine, non può succedere più nulla che mi impedisca di tornare.
Sorrido, finalmente sereno e recupero un battito accettabile.
Il pensiero va subito agli amici. Saranno riusciti a salvarsi ?
Li chiamo per radio, ma nessuno risponde.
Provo le altre frequenze, invano.
Alla fine provo sulla frequenza di Novi e mi risponde subito Grinza che, come da copione, sta presidiando la torre e impartisce istruzioni a tutti gli alianti in volo per aiutarli ad atterrare con i 50km/h di vento rafficato.
- ben tornato D6159, eravamo in pensiero. Stefano sta atterrando ora e Roberto ha dichiarato la prenotazione. Quando inizi la procedura, ricordati di arrivare veloce, non meno di 130km/h e anche più.
Le sue parole sono un toccasana.
Gli amici sono riusciti a venir via dalla Valtrebbia prima di me e sono ormai al sicuro, Carlo sta facendo un lavoro egregio in torre e io...
Sono salvo!
Mentre plano, quasi a visibilità zero, per tanto che pioveva, ho il tempo di riflettere sul salvataggio appena vissuto.
Qualcuno dirà che il vento non tradisce mai, se sai gestirlo, appoggiandoti sul versante giusto del pendio.
Altri, giustificheranno il fortunato recupero attribuendo alla fortuna (insperata) il ruolo protagonista.
Io, in cuor mio, credo che quella grande mano che mi ha tirato fuori dai pasticci avesse del magico e forse del miracoloso.
Mi risuonano in mente e parole di mia moglie che mi ricorda che tutti noi abbiamo sempre vicino il nostro angelo, pronto a intervenire in caso di bisogno.
Quante volte a casa, abbiamo riso di questa sua idea, scherzandoci sù e prendendola in giro.
Ora non sono più tanto convinto che fosse giusto ridere di lei e della sua romantica visione, ora non mi sembra più cosi folle la sua ipotesi.
Mentre il Discus risaliva dal buco nero in cui mi ero cacciato, sotto l'acqua e nel buio del temporale, forse non ero solo a pilotare il mio aliante, ad allargare per cercare di centrare la salita, a stringere dove mi sembrava che fosse più forte il valore.
Angelo, vento o fortuna, non cambia la morale.
Il nostro non è uno sport, non è un hobby, non è un'avventura... probabilmente è una fede.
La fede nella forza della natura, la fede nell'intelligenza dell'uomo, nel ruolo determinante dell'istinto ma anche del coraggio, dell'umiltà e della pazienza.
Forse a tutto questo dobbiamo aggiungere la fede per qualcosa che non capiamo o non siamo disposti ad accettare ma che forse all'ultimo momento, quando stiamo per perdere la speranza, ci ridà forza e ci tira fuori dai guai.
Buoni voli a tutti e... Non dimenticate di portarvi da bere in volo, potrebbe servirvi!
Fs
Domenica 11 Settembre 2011,
Non potevo concludere le vacanze estive prima di ricominciare scuola in modo migliore! Infatti domenica 11 settembre, sono andato a Novi con la mia fidanzata, Marta, per volare e fare un altro volo scuola; essendo arrivato piu tardi del solito l'aliante I-GITO era già in volo; ho atteso che atterrasse per riportarlo in linea e decollare con l'istruttore Luca. Finito il primo volo, Luca mi dice che sono preparato e che possiamo passare agli sganci di emergenza; io sapevo che, sempre dopo queste missioni, per gli allievi sarebbe arrivato il momento del volo da solista, ma non ero certo che anche questa volta sarebbe andata cosi.
Riportato l'aliante in testata 18, l'istruttore mi da alcune dritte sugli sganci dopo di che decolliamo e a circa 50 metri ci sganciamo, Luca esegue la manovra ed atterriamo con 5-7 kts in coda; nel frattempo ho avuto modo di capire come funziona la manovra e ho capito che non è difficile come pensavo. Decolliamo nuovamente, stessa procedura solo che questa volta ai comandi ci sono io, e sembra che sia andato tutto bene anche perché una volta atterrati, ho sentito la domanda che aspettavo con ansia da un po di tempo e cioè: -Vuoi volare da solo?
A quel punto gli rispondo prontamente: - E me lo chiedi?
Con un sorriso a 33 denti (so che sono 32 ma non avete idea di come fossi contento) allineiamo l'aliante in pista, mi preparo, allaccio le cinture, faccio i dovuti controlli e chiamata radio, il traino tende il cavo, faccio segno di alzare l'ala, siamo tutti pronti e chi spunta dal cielo?! I paracadutisti!!! Non che non mi piaccia la loro attività sia chiaro, ma proprio in quel momento dovevano scendere? Cosi abbiamo atteso che ben 5 paracadutisti posassero i loro piedini a terra. Intanto nell'aliante iniziava a fare calduccio, io ero solo sudatissimo! La cosa che mi ha stupito è che non ero in ansia e non vedevo l'ora che decollassimo. Dopo il quarto ne mancava solo uno che non penso lo facesse di proposito ma scendeva veramente piano!... Finalmente arriva a terra e dopo una decina di minuti ad attenderli sento dalla radio: - I-FJ decolla 18 con aliante al traino.
Da li mi sono alzato in volo, poi il traino e siamo andati sopra Novi. Il traino l'ho sempre fatto da quando volo, ma da solo sembrava tutta un'altra cosa, ero tranquillo e concentrato, e intanto pensavo “ma che figata!! sono in volo da solo” arrivati a 600 metri mi sgancio viro a destra, imposto l'assetto a 90 km/h e poi guardo fuori!..Fantastico! Anche se è un paesaggio già conosciuto mi sento libero! Faccio qualche giro ma perdo quota velocemente e arrivato a 350 metri mi porto in prenotazione..mentre smaltivo gli ultimi metri pensavo “devo fare un bell'atterraggio!”...sottovento, faccio tutti i controlli, punto di mira, viro in base e poi in finale... “ci sono devo solo toccare dolcemente!” e proprio dolce non è stato però era il primo, ed ero abbastanza emozionato! Esperienza fantastica, sarà stato un volo di circa 20 minuti, ma vissuti cosi intensamente valgono piu di giornate intere!
Al prossimo volo...
Corrado
Le insegne d'argento: un riconoscimento, una semplice patacca o forse un passaggio scritto da chi il volo a vela lo ha vissuto agli albori, un balzo fuori dal nido per imparare a conoscersi meglio.
E' una bella giornata di aprile e il cielo promette bene, c'è solo un po' di vento da nord-est ma nulla di preoccupante. Francesco snocciola le carte meteo illustrando gli sviluppi previsti per le prossime ore, le notizie sono buone e colto da un attimo di follia dichiaro a Vittorio di voler fare il tema per la C d'argento invece del solito giroingiro dove il cielo è più bello.
Ho guardato le carte e letto come un vangelo le info scritte dal Grinza proprio per questo volo, oggi si può fare basta volerlo veramente. Imposto il tema sul palmare inserendo Cassano come start poi Voghera città, Acqui e Novi per la chiusura.
Mi avvio verso il fido libellino per imbarcare carta, gps, acqua e qualcosa da mettere sotto i denti, attraversando l'hangar incrocio lo sguardo di Carlo che lascia trasparire tutta la sua approvazione per l'uso dei sistemi elettronici di navigazione borbottandomi dove dovrei mettermi il gps...
I controlli li ho fatti e l'aliante adesso è allineato dietro ad una fila degna di un ufficio postale genovese, finalmente decolliamo per 36 con Giorgio ai comandi del Robin.
Dopo qualche minuto sgancio e trovo quasi subito un' ascendenza indicata da un bel baffetto nel cielo, metto da parte un po' di quota per poi virare a sud e raggiungere il primo pilone su Cassano 4 km. più giù, il palmare mi indica l'apertura del tema, inverto la rotta e punto verso un paio di cumuli belli grassi. Tra Tortona e Voghera mi trovo piacevolmente in compagnia di Fulvio, ci scambiamo qualche info e proseguiamo per alcuni chilometri insieme con lo stesso obiettivo. In volo l'asw20 è bellissimo da vedere e in planata è decisamente rapido ed efficiente, un vero spettacolo. Mentre giriamo ordinatamente la stessa termica il mio pensiero torna ad un paio di anni fa, quando facevo volare un modellino simile sul pendio vicino a casa, adesso ne ho uno in scala 1:1 a poche decine di metri e lo sto ammirando seduto a 1800m. di quota a bordo di un libelle... trattengo una lacrimuccia e continuo.
Ho finalmente in vista l'aeroporto di Rivanazzano e proseguo per la città di Voghera, girando il pilone mi accorgo che la strada del ritorno è cancellata e al suo posto c'è un bel "buco" blu su tutta la pianura. Poco male, procedendo più a est potrei agganciare una serie di cumuli sulla zona collinare e seguirli verso Garbagna mantenendo quindi una buona quota.
Detto fatto qui si balla un po' e le forti discendenze prima delle termiche sono sottolineate da un suono poco amichevole del vario, avanti la barra e la salita non si fa attendere, qui il freddo bussa al finestrino e i miei piedi cominciano a raggiungere la temperatura di un calippo, via così tra un sorso d'acqua e uno snack fino a Vignole. Sono in volo da due ore e la strada finisce qui: adesso tra me ed Acqui c'è solo il blu, più a sud verso il Tobbio ci sono altri cumuli ma non trovo saggio provare a raggiungerli. Sconfortato e un po' sbattuto dalla tratta precedente punto casa ma...al diavolo! L'altimetro dice che ho ancora tanta benzina per cercare un valore da qualche parte ed è così! Dopo un paio di salite nel blu mi trovo a girare il mio terzo pilone sulla verticale del campo di Acqui, invertendo la rotta verso Novi trovo un'altra termica, perfetta per proseguire con un unica planatona verso casa passando tra la Mantovana e Francavilla, un paio di giri insieme al WhiskyHotel incontrato poco prima della città e poi giù a tutta birra per tagliare il traguardo chiudendo il tema, un po' incredulo e felice come un bambino a Natale!
Al suolo scosto la capottina e do una pacca all'Urka per la bella cavalcata, una di quelle che non si dimenticano.
16/04/11 Lorenzo C.
FERRARA 13 Giugno 2010,
Ma io cosa cavolo ci faccio sotto il diluvio universale in un paesino della bassa emiliana assieme a Victor con una piadina di salsiccia in mano?
Ovvio, lo assisto mentre lui cerca di vincere il suo quinto titolo italiano, no?
E’ andata così, un mese fa lo Squarcia ha cominciato a cercare “copiloti” (si legge “passeggeri senza diritti”) per partecipare al Campionato Italiano di biposto classe 20 mt. Requisiti fondamentali: spirito zen, pazienza infinita, volontà di ferro, resistenza sopra la media, profilo psicologico da veterano del Vietnam...una via di mezzo tra il Generale Patton e Maria Goretti, insomma. Ah, dimenticavo, serve anche la licenza di pilota e la tessera FAI..
Pensando di essere dotato di tutto ciò, ma soprattutto di essere in debito sempiterno per la dedizione con la quale Victor cerca di trasformarci in piloti competitivi, avanzo timidamente la mia candidatura, certo di essere rifiutato visto che sono l’ultimo arrivato e che il mio brevetto ha ancora i denti da latte.
E invece eccomi qua in linea di decollo a Ferrara a tamponare con il nastro del Brico le falle del Nautilus (il Duo Discus) che perde acqua dalla coda e dalle ali, e ha pezzi di salame di Langhirano ancora attaccati alla fusoliera (magari, dopo un fuori campo, dare una lucidatina???).
Ma l’ambiente è eccezionale, Avanzini e Sironi, la Margot e Galetto, Brigliadori e Grinza junior, sono tutti qui in linea con me e si parla del più e del meno come se niente fosse.
Ma in volo il gioco cambia, la Margot e il suo nuovo Arcus sono pericolosi come un cobra, i roccoli non fanno sconti a nessuno, se allarghi due metri scatta il “ Victor Papa interno...” di prammatica.
Le planate sono da brivido, le marcature attente, le radio sono usate solo per cose serie, a bordo le parole sono sempre una di troppo. Il limite imposto dei 1.500h sembra una chimera, si razzola spesso tra i 600 ed i 1.000 mt.
Il primo giorno la meteo cippa, prevede una fiacca totale ed invece si girano i 2 e mezzo, i 111 km vengono sbranati in poco più di un’ora. Classifica cortissima, siamo terzi a due punti da Margot.
Il secondo giorno la meteo prevede condizioni medio basse e l’azzecca, a fare i 200 km ci mettiamo due ore e mezzo. I forti sono tutti in gruppo, ma verso la fine le marcature si allentano. Margot gira un buon valore, Victor si allarga e lei scappa, assieme a Filippo e a Grinza.
La differenza è minima, ma lo Squarcia la sente da pazzi e decide di fare gli ultimi 5 minuti di volo in modalità “vaffanculo”....se pensate che il tenente di Platoon fosse uno che le gridava forte vi state sbagliando di grosso.
Entriamo in finale assieme al palo della Vodafone, a 230 all’ora e senza scaricare lazavorra. Ma conosco Victor da trent’anni, ci stimiamo a vicenda e mi lascia vivere abbastanza a lungo da fargli capire che non possono averci fatto tanto male.
E’ domenica, la meteo ricippa e ci annuncia una giornata decente, quindi per oggi sono 220 km. Margot si smarca di nuovo (quanto è brava...), ma Victor stavolta è calmo e razionale, dopo 50 km la ritroviamo più bassa. E qui viene fuori il talento ed il sangue freddo, ci giochiamo tutto sul nostro minore carico alare (siamo gli unici senza motore) in condizioni limite. Grinza e Dalla Rosa accendono a 177 km, Monti e Filippo a 183 e 187, Margot resiste altri due km. Ma noi troviamo ancora uno zerino a 200 mt, torniamo oltre i 400h e procediamo ancora per quasi 10 km. Con il gioco dell’handicap, sono oltre 50 punti.
Il resto è scampagnata, fuori campo morbido, piadina sotto il diluvio ed eccellente squadra di recupero.
Siamo primi dopo tre prove (mi ci metto anche io, pur se la cloche l’ho vista solo in cartolina...) e ho imparato un sacco di cose.
La prossima settimana tocca a Dino accompagnare Victor e caricare a palla il Chirurgo, che sta ben figurando nella classe promozione.
Marco Bartolozzi
16 maggio 2010,
che giornata!!!! è partito tutto da una sfida lanciata da Vittorio in una fredda serata invernale, di quelle trascorse intorno al tavolo chiacchierando e fantasticando sui voli che avremmo fatto quando la meteo fosse stata dalla nostra.
E oggi è successo, i pianeti erano allineati, le lune di Giove pure, la marea mai vista così! e infine, il cielo a ovest era uno spettacolo.
Ecco, quest'ultimo fattore era quello che volevamo e così ci siamo preparati per un volo record dichiarato: 5x500... cinque piloti di Novi avrebbero dovuto girare un pilone in Francia, producendo un volo di distanza di 500 Km.
Voi non ci crederete, noi quasi nemmeno... ma ci siamo riusciti.
Ma andiamo con ordine...
ancora una volta è notte sul campo di Novi; nel silenzio, rotto ogni tanto dal correre del treno dietro l'ombra dell'Ilva, si sente un leggero bisbigliare... non è una voce umana, non è un leprotto o una cicala... è la vetroresina!
cinque alianti, coperti e picchettati, sembrano dormire sul prato di Novi;
ma la vetroresina non dorme mai e i 5 amici chiacchierano sommessamente fra loro, preparandosi alla nuova sfida che li vedrà protagonisti l'indomani.
"allora è arrivato il grande giorno, cosa ne pensate?" chiede il discus FS, mentre la ruota appoggiata al prato lamenta il peso addizionale dell'acqua nelle ali.
"sei sempre il solito pessimista" lo bacchetta il Ventus V, "c'è troppa velatura, troppo vento, troppa pressione, sempre qualcosa che non ti garba... finiscila di lagnare! domani sarà una gran giornata e noi faremo il nostro record: 5 x 500 KM da Novi in Francia e ritorno, speriamo solo che i nostri Piloti stiano dormendo... non come noi!"
Victor è sicuro e il pessimismo di FS non lo sfiora, già pregusta l'adrenalina dello scollinamento del Colle della Maddalena, sul confine francese e nulla, proprio nulla lo fermerà.
JO, il secondo Discus per ora non parla, è troppo concentrato sul suo logger e i piloni che ieri il suo pilota non ha ancora caricato per seguire il percorso stabilito, avendo tutti la stessa rotta e gli stessi riferimenti, "speriamo che domani il mio Chirurgo si ricordi di aggiornare il database, non vorrei proprio perdermi sulle montagne francesi o peggio ancora, dover atterrare in qualche fuori campo francese... come al solito".
"ragazzi state sereni, faremo un bel volo, già me lo pregusto mentre una volta passato il confine, faremo la nostra prima salita sul Grand Bérard".
Così il LAK del Pilota Dino, ci esorta con il suo marcato accento lituano; Lui è sempre sereno, è il più saggio della formazione e certamente anche il più ottimista.
"Io come sempre volerò più in basso di tutti, ma voi state tranquilli, non avrò problemi a seguirvi, il mio pilota non è più un ragazzino ma ha determinazione e pazienza da vendere"
A proposito di pazienza, riprende FS, "già lo sento il tuo Victor" apostrofando il ventus V, "...quando lungo il percorso bacchetterà i nostri piloti per chiedere una formazione più stretta... come se fosse semplice non dare una musata in uno dei vostri piani di coda, come il tuo ad esempio, uccellaccio della malora con i tuoi 18 metri flappati; a volte mi sembra che tiri il freno a mano, tanto vai piano!", FS si lamenta con GF, un DG800 nato per le grandi planate, ideale per questo volo, capace di grandi tirate e cambi di velocità,almeno così pare al Discus carico e pesante.
JO, scuote le sue jaxida nuove di pacca, e rivolgendosi al gruppo inizia a sognare il volo:
"il decollo non sarà facile" spiega al gemello FS, "alle 11 del mattino stare per aria sarà un'impresa. "lo dici a me" rincalza FS "...io con l'acqua non sono nemmeno abituato, se riesco a non imbardare, sarà un miracolo riuscire a stare in volo, figuriamoci fare della strada".
E' il Ventus che prende la parola:
"ma finitela! Non sentite l'aria asciutta di questa bella notte, il venticello frizzante da nord, ben diverso dalla pioggia dei giorni scorsi; alle 11 staremo su e ci sposteremo veloci e sicuri, dal Tobbio, verso Acqui e poi più a ovest.
Ogni chilometro che ci butteremo alle spalle, ci avvicinerà all'aria buona, diminuirà la forza del vento e ci avvicinerà alle montagne dietro Albenga, con i cumoli belli alti e formati sulla testa".
I cinque alianti, nella notte ascoltano il monito del loro capitano "... e poi il gioco è fatto! agganceremo Limone e ci sposteremo lungo il crinale lungo la valle di Demonte fino al Colle della Maddalena; una volta lì, se avremo la quota, scollinare sarà un gioco da ragazzi e spunteremo proprio sopra Barcellonette".
"chissà se avremo l'occasione di svuotare la bombola dell'ossigeno?" chiede il DG di Roberto, "mi hanno installato tutto il kit nuovo di zecca e sono sicuro che se riuscirò a portare le mie ali sopra i 3.000, lui, il mio pilota, non vedrà l'ora di inebriarsi di ossigeno puro".
Il vecchio Ventus insiste "avrai la tua occasione! se non all'andata, certamente al ritorno, magari passando lungo la valle di Colmar, sotto il nero dei cumuli con splendide basi piatte ma mi raccomando... se sarà come penso, voglio vedere un bel trenino serrato a 200 km/h con la capottina dentro le basi... Boia chi molla!!!".
Il Discus FS, lamenta un po di nervosismo pensando all'ultimo ostacolo del volo, "e se si dovesse coprire al rientro? se il passo non fosse praticabile? ci toccherebbe un passaggio alternativo più a Nord, magari in val di Susa...".
"non credo che sarà necessario" rassicura il Ventus V, rincarando con ironia "passeremo il colle, al massimo potremmo incappare in un po di nubi o magari in una bufera di neve, di quelle che non si vedono nemmeno a Dicembre".
I due Discus ridacchiano, pensando alla battuta del Ventus, ma in cuor loro, non osano pensare a come sarà domani trovarsi ad affrontare una bufera proprio sul passo, con scarsa visibilità e conoscenza dell'orografia.
"una volta di là mi sentirò a casa" annuncia il DG, " le mie lunghe ali, certamente mi aiuteranno ad assicurarmi una buona planata per raggiungere la base";
ma JO, sfottendo lo apostrofa:
"...prima dovremo rifare la quota sulle Alpi dietro a Limone e non sarà una passeggiata, se avremo perso quota, aprendo i diruttori per passare sotto la bufera di neve... aspetterei a cantar vittoria!"
Alla fine il LAK, con il suo ampio sorriso ci richiama all'ordine "ragazzi, vorrei ricordarvi che è ancora notte, voi state fantasticando a voce alta disturbando la quiete del nostro campo di volo; l'alba si sta avvicinando e con essa il nostro volo da record";
il LAK ci lancia un buon consiglio che mette tutti d'accordo "tra poche ore i nostri piloti arriveranno e incominceranno a fare il solito show, facendo a gara a chi la spara più grossa... noi, non facciamoci ingannare dalle loro inutili parole e guidiamoli sicuri e veloci alla meta, seguendo l'esperienza e del nostro aliante più forte".
Tutti si girano in direzione del Ventus, uniti e compatti "V di Victor, sei il nostro Leader, portaci in Francia... e ritorno!"
FS